Anna è il contrasto tra il bianco e il nero, tra il caldo e il freddo , tra il freddo e il gelo.
Anna è un pugno forte allo stomaco, un grido sopito, un aborto voluto.
Anna è un macigno che ti porti dentro, grosso, ingombrante, un rumore assordante che ti spacca il cervello, i pensieri, gli umori.
Non puoi non amare Anna.
Non puoi non innamorartene perdutamente sin da quando la vedi per la prima volta, già da quando la incontri per strada e ti volti a guardarla, quell’essere gracile, che se non fosse per le vene che pulsano per uscire via da quel corpo, che se non fosse per quei capelli, sempre mossi dal vento, dall’energia che ha dentro, se non fosse per quel corpo, così pronto a scappare, se non fosse per quegli occhi, mai spenti, diresti che è un fantoccio che respira a fatica.
Ma Anna non ti lascia sopravvivere dopo quel primo incontro.
Non sei più lo stesso, nè donna, nè uomo, non sei più lo stesso dopo averl posato lo sguardo.
“Anna”, dice, se le chiedi il nome; “Anna” ti ritrovi a ripetere, mentre la lingua solletica il palato in quel dolce suono che, soì breve, ti inebria la mente.
Come una dolce lolita, come la dolce “lo-lo-ta” ti rende pazzo e stregato ma ti accorgi che di quella ninfetta Nabokovkiana, passatemi il termine, Anna non ha proprio niente.
Anna ti sopporta il meno possibile, Anna ti sfugge, ti scappa, ti morde.
Anna è la natura che si ribella a se stessa, Anna è bollore di geyser e di lapilli lavici incandescenti.
Anna (6)
