Controra

“Controra”: Termine di origine meridionale dall’etimologia evidente. Talmente evidente che il suo senso si fa oscuro. Ora contraria.
Ma contraria in che senso? Contraria rispetto a che?
Il tempo della controra è quello estivo, quando il sole brucia in cielo, uscire in strada è improponibile e i pochi che lo fanno sono costretti a camminare lungo la sottile linea d’ombra delle case.
E’ il tempo del riposo, quando nelle case le imposte sono socchiuse e le finestre serrate pur di mantenere più a lungo possibile il fresco del mattino. Qualsiasi attività fisica è negata. Qualsiasi lavoro impossibile. Finchè il suono dei cucchiaini che tintinnano nelle tazzine da caffè segna la sua fine, la controra impone silenzio.
Si tratta dunque dell’ora contraria al lavoro?
Saremmo portati a pensarlo.
E in qualche modo non andremmo lontano dal vero.
Tuttavia, la questione è più complessa e a venirci in aiuto è Platone. Nel Fedro, il filosofo definisce quella che noi chiamiamo controra <<ora immota>>. Si tratta del tempo in cui domina Pan, e che infatti è anche detto “ora panica”. Pan è il dio della natura che grida e atterrisce, spingendo appunto al panico chi infrange il divieto di lavoro imposto dalla controra. Ma Platone precisa: si può riposare come schiavi, ossia come chi dorme semplicemente per riprendere le forze quando il lavoro necessario a soddisfare le necessità materiali ricomincia.
E si può riposare come uomini liberi, ossia dedicandosi a se stessi, alla propria crescita spirituale, sottraendosi dunque alla linearità del tempo che ci chiede di guardare sempre al futuro e non vivere il presente.
Ecco che la controra acquista il suo significato più potente. E’ l’ora contraria al tempo cui siamo abituati. L’ora che si sottrae dalla scansione classica che ci impone di produrre e lanciarci nel futuro. L’ora ferma, immobile, immota.
L’estate e la vita mediterranea che conoscono tanto bene l’ora immota di Pan diventano allora maestri di una visione del tempo e della vita che supera le stagioni e i confini spaziali per imporre altre dimensioni temporali.
Controra sempre – potremmo dire – controra ovunque.

(“La parola CONTRORA” di Matteo Nucci, pubblicata su “L’Espresso” dell’11/07/2021)

Ho tenuto questo testo trascritto su una delle prime pagine di un noto giornale Italiano, per più di una decina di giorni. In realtà – dopo averlo letto completamente – ho strappato e conservato la pagina in cui vi era trascritto quanto sopra ho riportato, proprio perchè speravo di ri-pubblicarlo nel mio blog (con le dovute citazioni del caso, ovviamente).

L’ho fatto perchè, leggendolo mi ha commosso, riuscendo a suscitare in me alcuni ricordi dell’infanzia…
Mia Nonna (la mia adorata Nonna, quella delle viole, quella dal profumo della Violetta di Parma, quella dai capelli turchesi e dall’uso smisurato per la lacca – troppi i giri che ne faceva, sulla sua splendida chioma corposa), usava la parola “controra”.
Non la usava spesso, non era nè un intercalare nè una delle sue favorite ma, al momento giusto, la usava, senza dare ulteriori spiegazioni.
(Evidentemente la usava proprio quando, a parer suo, si trattava della “controra”).
La usava in particolare nei confronti di mia madre. Si capiva che era un modo per esprimere la sua disapprovazione ed il fatto che non aggiungesse nulla, neanche una smorfia o u na mimica facciale, avvalorava il peso, aggiungendo gravità alla sua opinione.
Era un monito secondo cui “quella cosa non doveva essere fatta, a quell’ora, in quel preciso istante”, perchè fuori luogo-fuori tempo-fuori dagli usi e costumi della casa in cui eravamo nate e cresciute, fuori dalla buona educazione verso noi bambine che, invece, siamo state tirate sù da lei, personificazione di tempi e metodi regolari – ma mai monotoni – disciplinati, metodici e rituali.

Pubblicato da Rebecca's Light

"Ora che era arrivato il cattivo tempo, potevamo lasciare Parigi per un qualche posto dove questa pioggia sarebbe stata neve che scendeva tra i pini e copriva la strada e i ripidi pendii delle colline e un'altezza dove l'avremmo sentita scricchiolare sotto i piedi tornando a casa la sera." ("Festa mobile" di Hernest Hemingway")

20 pensieri riguardo “Controra

    1. Ciao! No, in realtà sono un’altra Rebecca 😊 Rebecca’s Light, come il nome del mio precedente, bellissimo account che, ahimè, ho chiuso più o meno consapevolmente (per poi pentirmene subito dopo)….
      A quel punto ho deciso di aprirne un altro: questo. L’ho chiamato AnnaRaccontaAnna perchè Anna è il nome del personaggio a cui ho dato voce con alcuni racconti (pubblicati e raccolti nella categoria Anna).
      Spero di esserti stata utile 😊😃

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